La fiera dell’illustrazione a Londra: un racconto tragicomico
Oggi voglio scrivere di una delle esperienze più interessanti che abbia mai fatto: la fiera natalizia a cui ho partecipato l’anno scorso a Granary Square.
A suggerirmi l’idea è stata la funzione di Facebook Accadde oggi, che mi ha ricordato i momenti di preparazione febbrile che hanno preceduto la fiera. Una volta tanto, insomma, Facebook non mi ripropone dei ricordi che non meritano di essere riportati al presente(certi giorni sembra quasi che lo faccia di proposito).
Ma passiamo alle cose serie.
Anni fa ho partecipato, con la House of Illustration di Londra, alla fiera natalizia Illustrator Christmas Fair: una giornata con decine e decine di illustratori e artisti, un centinaio di tavoli con cose meravigliose e tanta, tantissima gente.
La cosa che mi ha sorpreso è stata proprio la presenza di un pubblico così vasto e vario. L’atmosfera che si respira durante questa fiera è incredibile: per una piccola illustratrice di campagna come me, vedere tanto interesse per dei lavori artigianali e originali, è stato come essere in un film di fantascienza.
18.12.2015
Ore 08:00 IL VIAGGIO DI ANDATA
Il viaggio di andata da casa mia al luogo della fiera si prospetta, già di per sè, un’avventura: riesco a caricare sul mio mitico carrello della spesa una scatola enorme.
ENORME.
La stanchezza per la preparazione dei lavori e il freddo pungente del mattino mi hanno reso una sosia della signora dei piccioni di Mary Poppins, solo che al posto dei volatili, ho intorno a me i miei lavori.
In metro una signora mi rivolge uno sguardo che sta tra la commiserazione la pietà.
Dopo circa 40 minuti e un cambio di metro (che non è stato molto divertente) arrivo finalmente al luogo della fiera.
Ore 10:00 LA SISTEMAZIONE DEL TAVOLO
Ok, ce l’ho fatta. Sono qui. Dico il mio nome e mi portano al tavolo a me assegnato. Bene, è un’ottima postazione: corridoio centrale, posizione centrale, tutto perfetto.
Comincio ad esaltarmi mentre sistemo le mie cose sul tavolo: le cartoline disegnate a mano, le borse dipinte a mano, i miei originali in bella vista, le stampe, i biglietti da visita e delle caramelle comprate tatticamente per attirare la gente (scelta pessima, sono le caramelle più oscene della storia).
Finito di sistemare, l’esaltazione comincia a lasciare il posto al terrore: mi rendo conto di essere circondata da artisti di una bravura paurosa. Veloci come i sensi di colpa dopo avere finito una confezione di Gocciole, arrivano le mie care paranoie: non venderò nulla, non sono brava abbastanza, le mie cose fanno schifo, sono brutta e cattiva.
Con questo stato d’animo, decido di mollare il tavolo e farmi un giro per gli stand.
Ore 11:30 LA PRIMA VENDITA
Sono in giro per Granary Square da 2 minuti, mentre cerco di mettere a tacere il terrore di non essere all’altezza della situazione, quando mi squilla il telefono. E’ Nello, che è rimasto al tavolo.
F: Pronto?
N: Eheheheheheheh
F: Che succede?
N:Hai fatto la tua prima vendita!
F: Ma la fiera è ancora chiusa…
N: Eh, ma è passata una signora di un altro stand e ha voluto la cartolina con il pettirosso.
F: ARRIVO.
Arrivo di corsa al tavolo, travolgendo qua e là un paio di povere vittime ignare. Nello mi racconta che è passata una signora che, vista la cartolina, l’ha voluta per suo marito. Fiducia in me stessa ricaricata.
Ore 12:00 APERTURA FIERA
Ci siamo, finalmente si inizia. C’è tanta, tantissima gente. Si avvicinano al mio tavolo e qualcuno mangia delle caramelle (poveri loro).
Guardano i miei lavori, sorridono e vanno via.
Sento le paranoie tornare.
Sono ormai quasi all’apice della tristezza, quando la vedo: la signora della metro! Quella che mi guardava con compassione.
Si avvicina e mi continua a guardare.
Guarda le mie cose e decide di compare una cartolina.
Non so se è colpa del mio look da signora dei piccioni che le fa riecheggiare in testa dona dona anche tu, ma si è davvero avvicinata con tanto amore e ha comprato uno dei miei lavori.
Da questo momento, comincio a vendere quasi tutto quello che ho sul tavolo.
La cosa carina è che mi sembra che le persone comprino illustrazioni a cui somigliano.
Ho venduto una cartolina con un uccelletto corrucciato ad una ragazza che ha la stessa espressione.
Un bambino con il faccino identico ad un orsacchiotto, ha comprato la cartolina con il mio orsacchiotto.
E’ una cosa divertentissima.
Ore 20:00 LA FINE DELLA FIERA
La giornata si è conclusa e il mio tavolo è semivuoto. Sono rimaste un paio di cartoline e solo due borse (e le caramelle, prevedibilmente). I biglietti da visita sono spariti.
Ho venduto una buona parte dei miei lavori, ho conosciuto un paio di illustratori bravissimi e molto simpatici e mi sento un po’ più all’altezza del mio mestiere.
Ripongo nella mia scatola le poche cose che mi sono rimaste e mi preparo a tornare a casa.
Felice e contenta.